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Anton Giulio Bragaglia e la foto-dinamica
Abbiamo appena osservato in più occasioni il continuo rimando tra la pittura di Balla e la foto-dinamica dei Bragaglia, e quindi è opportuno fare dei chiarimenti. È difficile, anzitutto, capire se Balla, come afferma Anton Giulio Bragaglia, sia stato effettivamente ispiratore dell'esperienza del foto-dinamismo e iniziatore di un certo tipo di studio sul movimento, o se non si debba questa ammissione di Bragaglia a motivi "politici": l'importanza di Balla nell'ambiente futurista in cui il giovane voleva essere riconosciuto (nonostante poi la successiva scomunica da parte di Boccioni). Comunque la foto-dinamica aggiunge qualcosa a queste ricerche sul movimento. Da una parte è un argomento a favore della "smaterializzazione" dei corpi in movimento (preconizzata dai futuristi nel 1910); dall'altra evidenzia le linee andamentali delle traiettorie (presenti ad esempio in Volo di rondini (fig. 5). Tutto inizia con le sperimentazioni fotografiche di Bragaglia. E già questo fatto è singolare perché egli fece ciò indipendentemente da altri artisti ed anche perché in Italia allora non esisteva altro che la fotografia pittorica più tradizionale: ossia un'arte che costruisce un'immagine simile al quadro e il più fedele possibile alla realtà. Questi esperimenti consistevano nel registrare sulla lastra il movimento di un gesto, con una esposizione prolungata per il tempo necessario a compierlo.
Fig. 8. Anton Giulio Bragaglia, Lo schiaffo, 1910
Le figure ritratte durante l'azione, dunque, risultano "mosse" ma non solo, perché spesso, lungo la scia che crea il loro movimento, appaiono anche "moltiplicate" in quelle che sembrano le "stazioni intermedie" del gesto. Tra le immagini più note ci sono Lo Schiaffo (fig. 8) e L'uomo che suona il contrabbasso (fig. 9). L'ispirazione di questo tipo di ricerche venne certo dai noti studi ottocenteschi di Eadweard Muybridge (negli Stati Uniti) e Etienne J.Marey (a Parigi). Il primo di questi aveva studiato e ripreso il movimento dei corpi (umani ed animali) eseguendo di essi serie di scatti a ripetizione, con macchine fotografiche disposte lungo la traiettoria; il secondo, invece, impressionava un'unica lastra fotografica con un elevato numero di brevi scatti dei movimenti successivi di un corpo al fine di ricercare una resa complessiva del moto nello spazio. In Italia invece i primi esperimenti di fotodinamica ebbero luogo nel 1910 e a teorizzare queste ricerche (quindi giustificare anche un utilizzo sperimentale del mezzo fotografico) fu appunto Anton Giulio. Nel 1911 scrive e pubblica il saggio "Foto-dinamismo futurista ", corredato da sedici immagini tra cui Dinamismo di un cane al guinzaglio (fig. 6), e per prima cosa inizia con la volontà di "far osservare che io e mio fratello Arturo non siamo fotografi (…)
Fig. 9. Anton Giulio Bragaglia, Uomo che suona il contrabbasso
Noi vogliamo realizzare una rivoluzione, per un progresso, nella fotografia: e questo per purificarla, nobilitarla ed elevarla veramente ad arte".[3] "Movimento" e "vita" sono per loro le due parole d'ordine e altro scopo è rendere ciò che superficialmente non si vede: è una vera e propria sfida alla fotografia tradizionale. La fotografia dinamica futurista creò quindi un'unica immagine con sovrimpressioni di figure in movimento e i primi esempi di dissolvenze e sovrapposizioni. Tuttavia fu soltanto con la tecnica cinematografica che il movimento dei corpi nell'ambiente e lo svolgimento delle azioni nel tempo vennero realizzati (i futuristi ebbero, infatti, un grande interesse per questa nuova esperienza artistica, presagendone gli enormi sviluppi futuri e produssero anche alcuni film sperimentali). Purtroppo però, nonostante gli intenti dei fratelli Bragaglia il pregiudizio dei pittori futuristi verso la fotografia lasciò i Bragaglia e la foto-dinamica in posizione marginale. Nonostante le conquiste tecniche della fotografia fossero state fondamentali per le forme della pittura futurista, nel 1913 Boccioni ed altri firmatari del "Manifesto" del 1910 affermano di voler prendere le distanze dalla fotodinamica dei Bragaglia e in generale respingono una qualsiasi parentela con la fotografia in quanto è fuori dall'arte. Sembra paradossale ma proprio coloro che esaltavano, in campo culturale, la civiltà delle macchine non compresero l'importanza e le capacità espressive innovative della fotografia. Solamente Marinetti, forse letterato e quindi meno "minacciato" dalle potenzialità artistiche della fotografia, assume un atteggiamento più mite verso il foto-dinamismo e dimostra una maggior apertura alle ricerche di Bragaglia (addirittura partecipava ai finanziamenti). Insieme a Tato (pseudonimo di Guglielmo Sansoni, pittore e fotografo sperimentatore) nel 1930 redigono un "Manifesto della fotografia futurista" nel quale si teorizza anche l'ipotesi di una fotografia autonoma, ma la freschezza visiva e teorica dei Bragalia non si ripete più. Come mai i pittori futuristi non riescono ad accettare il foto-dinamismo come espressione artistica capace di rappresentare la visione futurista? Una delle ipotesi avanzate dalla critica è che Boccioni, in realtà, si autodifende dalle continue accuse avanzate dalla cultura classica di allora nei confronti della pittura futurista, paragonata negativamente alla fotografia e alla cinematografia. Egli riteneva che questa forma di rappresentazione statica non penetrasse l'interiorità delle cose e quindi non potesse ricreare la "sostanza" che riempie lo spazio tra un oggetto e l'altro. Secondo Boccioni questa visione realistica della riproduzione è solo una continuazione della pittura verista; questa opinione non era invece condivisa da Balla, anche lui bersaglio di Boccioni per i suoi dipinti troppo "fotografici". In realtà i futuristi non riuscirono a capire che la foto-dinamica disprezza la ricostruzione meccanica della realtà ed invece esalta la superiorità del mezzo capace di tracciare la complessità e la traiettoria del movimento. Bragalia fa notare anche che la vibrazione e l'essenza riportate in superficie dalla fotografia foto-dinamica provocano nel fruitore un forte coinvolgimento emotivo: la fotodinamica non è quindi immaginazione, ma creazione. Fortunatamente col tempo le cose sono cambiate e l'iniziale disprezzo dell'epoca si è riscattato: nessuno può oggi negare che le conclusioni a cui sono giunti gli "operatori" della foto-dinamica siano state tenute in considerazione da tutti coloro che per tutto il Novecento hanno continuato a sperimentare le possibilità del mezzo fotografico.
NOTE 3) Anton Giulio e Arturo Bragaglia, Foto-dinamismo futurista, 1911. [back]
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