Il popolo di Internet è più tollerante
Mattia Miani
Sicuramente qualcuno di noi naviganti della prima ora lo aveva già pensato. Internet si addice agli spiriti Internet, alle persone di larghe vedute, agli intellettualmente curiosi (benché sui media imperversino i criminali della rete, nella veste di pedofili, sabotatori o neonazisti).
Ebbene, la conferma sembra arrivata da una ricerca serissima, l'edizione 2000 della General Social Survey, condotta dal National Opinion Research Center della University of Chicago, che per la prima volta ha incluso un corposo set di domande sull'uso di Internet.
Per esempio, su due indicatori di tolleranza, su 2817 intervistati l'82% di coloro che hanno dichiarato di usare Internet per 10 o più ore alla settimana hanno risposto che permetterebbero alla propria biblioteca di quartiere di conservare un libro sul comunismo (rispetto al 56% dei non utenti) e il 71% di permettere a dei razzisti di tenere un comizio (contro sempre il 56% dei non utenti). Da notare anche che dalla ricerca emerge che un uso più intenso non aumenta la tolleranza degli individui.
Con il set di domande sulla rete, la General Social Survey, nata nel 1974, si candida a essere una fonte di primaria importanza su comportamenti e atteggiamenti (purtroppo solo del pubblico americano) a proposito di Internet. I dati sono già stati pubblicati on-line e sono consultabili da chiunque grazie a un software messo a punto dall'Università di Berkeley che permette di interrogare la matrice dati in tempo reale.
- I dati del modulo su Internet della General Social Survey (2000)
Il rapporto "The Online Diversity Divide" presentato il 6 giugno 2001 al primo Graduate Webshop della University of Maryland che discute i dati che abbiamo visto.
- I dati sono conservati sul sito WebUse, dedicato alla ricerca "scientifica" su Internet. È un buon bookmark.
http://www.webuse.umd.edu/GSS2000_Data_are_Here.htm http://www.webuse.umd.edu/
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